Ci si ritrova, a volte, a pensare ad un viaggio che abbiamo fatto. Si riflette su quello che ha lasciato nel nostro corpo. Emozioni, ferite, gioie. Il viaggio a Milano mi ha fatto pensare a lungo sulla lentezza e sulla percezione di ciò che è bello.
Se dovessi chiedere ad un qualsiasi automobilista la strada migliore per andare a Milano, con nove possibilità su dieci mi verrebbe indicato di imboccare l’autostrada appena fuori dalla città di partenza, percorrere quindi evitando le ore di punta, tutta la lingua nera di asfalto, seguire le indicazioni ed arrivare alle porte della fumosa e agitata città Lombarda. Il tutto in meno di 5 ore.
Siamo davvero obbligati a fare cosi?
Ho scelto di errare, di fare il viandante lento per assaporare un’Italia che non vedo mai, quella delle persone che la abitano. Nascoste dentro case di campagna che mostrano crepe di quello che fu, vicino a campi che una volta ascoltavano in silenzio le donne durante la raccolta.
- Dentro un vecchio fienile, Loc. Desenzano
- Centro di Brescia
- Sosta prima del passaggio sul fiume Adda.
- Scritte di chi passò per quel letto. Ostello di Milano
- Enrico Mattei. Sosta simbolica di Saluto. Bascapè.
- Verona innamorata